"La luce della fede in Gesù

illumina anche il cammino

di tutti coloro che cercano Dio,

e offre il contributo proprio del cristianesimo

nel dialogo con i seguaci delle diverse religioni"

PAPA FRANCESCO

- Lumen Fidei 35 -

 

"Omnes tamen scholae Vedânticae, nec non sectae religiosae posterioris hinduismi, principia physicae et psychologiae ex Sâmkya et disciplinam asceticam ex Yoga mutuatae sunt. Etiam sectae heterodoxae, uti sunt Jainistae et Buddhistae, disciplinam yogae in toto adoptarunt"

 

"Tutte le scuole del Vedânta e le sette dell'Induismo posteriore hanno derivato dal Sâmkya i principi fisici e psicologici e dallo Yoga la disciplina ascetica. Anche le sette eterodosse del Buddhismo e dello Jainismo hanno adottato tutta la disciplina dello yoga". 

 - C. B. Papali ocd, Hinduismus (I) -

2.   D I S P L I N A 

 

    - Il sentiero indiano

 

Realizzare lo scopo ultimo intravisto nel punto precedente della spiritualità indiana, implica evidentemente l’esercizio della rottura e del distacco (vairâgya) dal normale svolgersi della vita quotidiana.

La disciplina spirituale (sâdhana) dello yoga classico persegue il suddetto scopo non con sforzi bruschi e violenti, ma attraverso un cammino di progressiva interiorizzazione in otto gradi e perciò viene chiamato astânga.

Come un sentiero, questa disciplina antica spirituale conduce all’identificazione âtman-Brahman o all’estinzione nel Nirvâna.

 

Patañjali definisce lo yoga come la tecnica, il metodo, che sospende il flusso mentale:  yogas´ citta-vŗtti-nirodhah.

Dal carmelitano scalzo del Kerala (India) Papali, primo insegnante di Indologia nelle Facoltà Teologiche Romane viene tradotta in latino: "cohibitio motuum mentis" (C.B. Papali, Hinduismus, Roma 1953).

 

 

 

  • yogas´ citta-vŗtti-nirodhah 

(traslitterazione sanscrita)

  • yoga cohibitio-motuum-mentis 

(traduzione in latino di Papali ocd)

  • yoga freno agli influssi e psicoflussi 

(traduzione in italiano di Giovanni Ballini ocd)

 

Questo è uno dei sutra più significativi dell’intera opera, in quanto vi è definita l’essenza stessa dello yoga.

 

Sopprimendo (nirodha = cohibitio) il flusso (vŗtti = motuum) della mente (citta = mentis), prodotto della prakrti, se ne sopprime, di conseguenza, l’avidyâ (ignoranza) che è la fonte della sofferenza, il che equivale a conseguire il discernimento o vera conoscenza discriminante (viveka). Raggiungendo viveka, il purusa entra in samâdhi, ottiene la liberazione (moksa, mukti) dal karma-samsâra, e gradualmente si stabilisce in kâivalya, l’isolamento splendido.

Con nomi diversi, la stessa triade strutturale, ossia ‘alto’ stile di vita etico, meditazione, intuizione della mente, preludio del nirvâna, è presente nel Nobile Ottuplice Sentiero del Buddha con i nomi sîlasamâdhiprajñâ.

 

Questo sentiero nell’Induismo si è codificato nell’astânga-yoga (Papali:Yoga octo membrorum) di Patañjali (1.). Nel Buddhismo si è codificato nell’astânga-mârga (Papali: Octuplex Via Aryana) del Buddha (2.). 

  

  

1. astânga-yoga di Patañjali => Yoga octo membrorum (Papali)

 

L’astânga-yoga è il testo normativo classico di quella disciplina spirituale, lo yoga pre-classico, l’antica via, adottata da tutte le correnti religiose indù che i saggi indiani praticavano e tramandavano da tempo immemorabile – preario – e le cui prime notizie frammentarie si possono scorgere nelle Upanishad vediche.

 

Ecco come Papali descrive le quattro parti:

 

"Yoga-sûtra dividitur in quattuor partes:

  • prima, Samâdhipâda, tractat de natura Samâdhi seu exstasis liberativæ;
  • secunda, Sâdhana-pâda, tradit disciplinam qua pertingitur ad Samâdhi;
  • tertia, Vibhûti-pâda, explicat acquisitiones seu vires supernaturales quæ consequuntur exercitium Yogæ;
  • et ultima, Kâivalya-pada, examinat naturam liberationis".

Patañjali indica gli otto anga: Gli otto mezzi [dello yoga] sono:

yama (auotocontrollo, proibizioni), niyama (osservanze), âsana (posizione), prânâyâma (controllo del respiro), pratyâhâra (astrazione), dhârana (concentrazione), dhyâna (meditazione), samâdhi (assorbimento in sé).

 

 

 

La preparazione etica e fisico-psichica, prima e seconda parte, formano gli esercizi esterni che dispongono agli esercizi interni In particolare si rende necessario il controllo delle cinque afflizioni (panca-klesa) che, alimentando i moti della mente (Patañjali: citta-vritti; Papali: motuum-mentis), contaminano la natura umana. Esse sono: «mancanza di consapevolezza, o avidyâ, egoismo, passioni, avversioni, attaccamento alla vita e paura della morte». Possono essere classificate in tre tipi: intellettuale (avidyâ, egoismo), emotivo (passioni, avversioni), istintivo (attaccamento alla vita e paura della morte).

 

I panca-klesa sono cause dolorose che alimentano gli stati psicomentali (citta-vŗtti). 

 

2.     astânga-mârga  del Buddha   =>   Octuplex Via Aryana (Papali)

 

In Mahâ Sattipatthâna Suttanta il Buddha dice:

 

Cosa è, o monaci, la nobile verità sulla via che mena alla fine del dolore? Il nobile ottuplice sentiero, o monaci, cioè: retta opinione [1. sammâ ditthi], retta intenzione [2. Sammâ sankappa], retta parola [3. sammâ vâcâ], retta azione [4. sammâ kammanta], retta vita [5. sammâ ajîva], retto esercizio [6. sammâ vâyamâ], retta presenza di spirito [7. sammâ sati], retta concentrazione [8. Sammâ samâdhi]”.  

CONCLUSIONE

煩惱   -    煩悩   -   क्लेश   -   apetito   -   ཉོན་མོངས།   -   번뇌

 

 - klesa (in pali: kilesa) e San Giovanni della Croce -

 

I fuochi o veleni psico-mentali chiamati “kilesa” dal Buddha e chiamati afflizioni dolorose, "klesa" (sanskrit: क्लेश), da Patañjali, da San Giovanni della Croce vengono chiamati “appetiti”, vampe tossiche e irrazionali radicate nello spirito umano

 

Si pone pertanto l'identità di relazione tra klesa/kilesa  e appetiti.

 

Diversamente dalla spiritualità indiana che fa sgorgare i klesa/appetiti dalle latenze inconsce (vâsâna) e dagli stati psico-mentali (citta-vŗtti) che attaccano a vasto raggio la sfera psico-mentale indù e i cinque aggregati (pañcâ-skanda) che compongono l’io empirico buddhista, l’anattâ; la spiritualità cristiana/sanjuanista pone gli appetiti/klesa radicati nello spirito (= purusa, sinonimo di âtman).

Per soffocare i klesa/appetiti, risulta pertanto necessaria una purificazione molto più profonda della disintossicazione psico-mentale, quella appunto dello spirito, dove gli appetiti/klesa “hanno la loro forza e radice” (2N 9,3). Quindi, anche l’âtman, inteso come spirito umano, va purificato, in quanto sorgente prima, “forza e radice” (2N 3,1), della componente psico-mentale, gli influssi e psicoflussi, concupiscenza-appetiti/klesa (in pali: kilesa).

 

Ciò significa 'discernere' i principi teologici (Induismo) e filosofici (Buddhismo) della Spiritualità indiana la quale ritiene l’âtman 'identico'  al Brahman. Sono famose, infatti le 4 sentenze panteiste delle Upanishad, ed es.: «aham Brahma-asmi»: "Io sono Brahman" (Brhadâranyaka Up., I,4,10).

Lo spirito umana non è scintilla del divino, ma creato dal nulla da Dio. Inoltre, per le conseguenze del peccato originale, l'âtman è macchiato dal peccato le cui conseguenze si manifestano nella concupiscenza, gli appetiti/klesa,  che hanno la loro forza e radice nello spirito” (2N 3,1).

 

Pertanto nessuna psicotecnica yoga delle scuole Indù o Buddhiste può sanare le profondità dello spirito umano (= purusa, sinonimo di âtman) macchiato dal peccato. 

 

Per questo si esigono le tappe successive:

  • il cammino nella fede tracciato dal Principe dei Mistici nella Salita del Monte Carmelo (2S - 3S)
  • e la comunicazione di Dio descritta dal Doctor Mysticus nella Notte Oscura (1N - 2N), tappe proprie di una mistica soprannaturale rivelata e compiuta in Gesù Cristo, unica Via di Salvezza, a cui tutte le vie precedenti, inclusa la spiritualità indiana, sono "come una preparazione evangelica" (Lumen Gentium 16).