TEOLOGÍA ANALÍTICA SANJUANISTA

explorer


ricercatore di Dio

1.    Come colui che si approssima ai confini di un nuovo territorio studia il modo per entrare e prendere visione di tutti i confini, così fa colui che si inoltra e vuole percorrere il sentiero mistico, alla ricerca di nuove dimensioni nello spirito (cf. 2N 16,8), avvalendosi di dumodalità esplorative, già collaudate "da altri" (2N 16,8).

  • Con "ordine e soavità" (2S 17,2) studia la "via di contemplazione così solitaria e segreta" (2N 25,2) per entrare nel nuovo territorio e, varcata la soglia, inizia a esplorare il sentiero mistico.
  • Con "abnegazione e purezza" (2S 7,5) prende visione del "primo precetto" (2N 11,4) e, nel continuo "tratto con Dio" (2S 17,5), nel continuo "tratto con Dio", entra nella mistica "soledad sonora" (CB strofa 15) di echi trascendenti,  anche se di suoni arcani del todo y nada (1S 13,11-13). 

 

Con queste parole abbiamo presentato, o meglio, si sono presentate le due modalità teologali – gemelle – di riferimento, due coordinate precise e nitide, le quali con gratuità si offrono – con grazia – dicendo con tratto garbato e sorridente: "Abbiate fede e non angustiatevi, solo noi possiamo guidarvi nel sentiero mistico verso nuove dimensioni dello spirito non conosciute né sperimentate".

Quando le abbiamo guardate con "intera fede" (3S 42,6), in quell’arresto fermo d’istante, subito le abbiamo amate.

 

2.    Essere guidati da due modalità teologali, che poi sono due indicazioni precise del Dottore Mistico, sintesi della cooperazione tra Dio e il ricercatore di Dio sul sentiero mistico.

Queste due modalità – due gocce trasparenti – sono famose per molteplici amabili qualità: sono sincere e leali; sono inoffensive e sagge; sono semplici come le colombe e prudenti come serpenti; sono come le due lame della «spada» portata da Cristo (cf. Mt 10, 34; Ap 1,16). Tutte queste qualità, e altre, sono riassunte in una parola: sono cristiane.

Sono come i due occhi belli di uno "spirito puro e ben disposto verso Dio" (CB 1,22), esperto conoscitore di una musica silenziosa, le cui verdi melodie si diffondono nelle "nelle valli solitarie" (CB strofa 14) nascoste nel cuore della Chiesa.

 

3.   Quando l’esploratore poserà lo sguardo su queste due mirabili modalità, scoprirà che già da tempo guidavano nella notte, quando era oltrepassato l’effimero tramonto: la prima parte della notte da tempo ormai abbandonata.

Queste due coordinate adempiranno con "purezza" (2N 12,1) il loro prezioso servizio: fare da guida a coloro che, come Giacobbe (cf. Gen 32,23), lottano con un Angelo buono nei pressi di un mistico guado, "qui Dio dona la grazia della purificazione" (2N 13,11).

A questi due occhi limpidi, "come fuoco" (Ap 1,14), Cristo dagli occhi belli, è diretto l’atto grato del ricercatore di Dio. Proprio si addice a questo explorer il titolo "ben disposto" (CB 1,22), poiché con l’ausilio di questi due occhi belli va crescendo con mirabile progressione per nuove dimensioni.

 

4.    L’esperto e saggio explorer, che salendo va sulla tersa parete granitica dei «nulla sanjuanisti» verso la vetta del Monte, subito si accorgerà della grazia di cui è stato favorito il nostro esploratore sui percorsi della prova; affinché questi divenga pure lui esperto explorer.

Il Dottore Mistico ricorda, a proposito della prova, la necessità che il ricercatore di Dio attraversi questo passaggio oscuro, il mistico guado, in prospettiva pasquale, di purificazione e liberazione da tutto ciò che si oppone al primo comandamento. Se il nostro protagonista, ricorda il Principe dei Mistici, non è esercitato e provato "con travagli e tentazioni, non può pervenire alla sapienza" (1N 14, 4).

in atto teologale

1.    San Giovanni della Croce, dando valore e significato teologale al necessario cammino di "negazione o purezza spirituale, che sono tutt’uno" (2S 7,5) contenuto nei famosi "nulla" (cf. 1S 13,11-13), suggerisce all’uomo dove può ritrovare la sua dignità: nella "purezza e l’amore" (2S 5,8).

È interessante rilevare come, per il santo Dottore, la negazione sia "tutt’uno" con la purezza spirituale; per cui lo stesso esercizio della negazione rivela e manifesta anelito di purezza spirituale, di "innocenza che vi era in Adamo" (2N 24,2); e l’uomo sanjuanista entra nei «nada», cammina nella negazione/purezza "consigliata da Nostro Signore" (2S 7,5), perché condotto da Dio, "solo per amore di Lui, anzi infiammato da questo amore" (1S 1,4).

 

Camminando in questa abnegazione evangelica, il cristiano che desidera crescere nella vita in Cristo, annulla gradualmente quegli atteggiamenti carnali tossici che "contrastano e resistono a Dio più del nulla" (1S 6,4): gli appetiti, i cui danni, privativo e positivo (cf. 1S 6-12), sono molteplici.  

In questa ammirabile dottrina dei «nada», che non pongono ostacolo all'azione della grazia di Dio (cf. 1S 6,4), "è condensata – avverte il Santo – la dottrina necessaria per salire sulla vetta" (1S 13,10). Infatti, Secondo San Giovanni della Croce, il valore della abnegazione evangelica non solo viene vissuto nell’aspetto ascetico, ma prima di tutto nel mistero di grazia della comunione teologale, dell’esperienza mistica, della scoperta della nostra interiorità inabitata dalla divina Presenza.

Vale a dire: i nulla sanjuanisti sono di iniziativa divina, sono un mistero di grazia e di risposta cristiana, sono per coloro che hanno la felice ventura, “di essere stati posti «en la senda de este monte»" (S, prologo 9).

 

2.    Condotto dall’azione ordinata e soave di Dio, l’uomo sanjuanista è ben consapevole delle sue imperfezioni per cui, l’attitudine teologale ai «nulla», condensati negli avvisi dati alla fine del primo libro della "Salita del Monte Carmelo" (1S 13,4), per il fatto che non si oppongono, non resistono a Dio: "alle infusioni divine non si oppone una «voluntad negativa»" (2S 16,10); risultano essere per l’anima un attivo ed efficace dare forma contemplativa alla propria identità spirituale, collaborando con Dio, al suo dare forma, affinché la sua azione ordinata e soave da "maggior lavoro" (1S 6,4) abbia "minor lavoro", fatichi meno.

 

3.    Ma tutto ciò lo può capire l’uomo di tatto, anzi di 'tratto con Dio'. Solo nel «trato con Dios», infatti, l’anima si lascia sedurre e poi condurre – "condotta da Dio" (1S 1,4) – per l’aspro sentiero del «nulla», che a Lui non pone ostacoli, "non resiste" (1S 6,4).

Così nel continuo trato con Dios l’uomo si ritrova, ritrova efficacemente il cammino di Cristo, si ritrova sui sentieri dell’atteggiamento contemplativo che lo conducono "perfettamente al tratto di spirito con Dio" (2S 17,5), che è "continua percezione piacevole di Dio" (3S 26,5). Ritroviamo qui, in "vetta al Monte" (1S 13,10), la "pura essenza dell’anima", la purezza, caratteristica propria dei beati che, "solo per amore di Lui" (1S 1,4), camminando nella fede, nel tratto con Dio, che è «intera fede» (3S 42,6), atteggiamento contemplativo, si sono comportati "negativamente con pazienza umile e amorosa" (2S 16,10), lasciandosi purificare (cf. 1S 6,4) dall’azione ordinata e soave di Dio.

 

4.    E così, "i puri di cuore son detti dal Nostro Signore beati, cioè innamorati, perché la beatitudine si dà per amore" (2N 12,1). In fin dei conti siamo stati creati proprio per questo (CB 28,3), siamo stati creati per "la purezza e l’amore" (2S 5,8).

por nuevos caminos

1.     Il sentiero mistico di San Giovanni della Croce si propone come sentiero evangelico di perfezione molto attuale per la Chiesa agli inizi del terzo millennio e promuove un duplice obbiettivo da realizzarsi gradualmente, al passo dell’explorer, il nostro ricercatore di Dio:

  • la ricerca di ciò che è autentico nella vita cristiana: la ricerca del culto al Dio vivente, vissuto nel costante "tratto con Dio";
  • la modalità teologale con la quale porre in atto la sequela Christi: l’abnegazione evangelica che il Dottore Mistico chiama "ammirabile dottrina".

 

Collocato, infatti, all’interno del sistema dottrinale snjuanista, il sentiero mistico si dispiega come mirabile verticale in forma di mistica esplorativa e si protende a nuove dimensioni nello spirito: "nuevos caminos".

 

2.     Il nostro protagonista, l'explorer ben disposto verso Dio, si protende alla vetta del Monte Cramelo mosso da quattro termini dinamici: un impulso; uno scopo; un modo; un cammino.

  • Un impulso: l’explorer ben disposto nello spirito intraprende – in una notte oscura – la mirabile verticale del sentiero che, secondo i suoi gradi, si dispiega in tre momenti: disposizione all’infusione divina; l’infusione divina; fasi successive all’infusione.
  • Uno scopo: il protagonista intende percorrere il progetto del sentiero mistico con "determinazione" (1N 1,2) e con un obbiettivo fondamentale e definitivo della sua vita: salire "la vetta dell’unione" (1S 13,10).
  • Un modo: il ricercatore di Dio procede nel sentiero mistico nel costante rapporto con Dio; questo rapporto o atteggiamento contemplativo Giovanni della Croce lo chiama "tratto con Dio" (2S 17,5); è il modo di relazione totalizzante vissuto nella mistica in evoluzione.
  • Un cammino: coadiuvato dalla ordinata pedagogia divina (cf. 2S 17), l’esploratore, lungo il sentiero di questo Monte, cresce nellasequela Christi, che è "esercizio spirituale del cammino stretto della vita eterna" (N, prologo), affinché si compia il culto al Dio vivente indicato nel primo precetto: "Amerai Dio con tutto il cuore" (2N 11,4).

 

3.    Questi termini dinamici del sentiero mistico sono orientati alle nuove dimensioni, "nuevos caminos", traggono la loro vitalità da tre elementi dottrinali: abnegazione evangelica: "ammirabile dottrina" (2S 7,4); vita teologale: "disposizione per unire l’anima con Dio" (2N 21,11); preghiera cristiana: tratto con Dio.

Nella esperienza vissuta, in atto teologale, le nuove dimensioni nello spirito sono riassunte in quella teologia mistica "conforme alla fede" (CB prologo 2), la quale "non ha modo" (2S 4,5), è sapienza segreta che Dio comunica all’anima "per amore" (2N 5,3) e con "intera fede" (3S 42,6).

 L’esploratore ben disposto nel "sentiero di oscura contemplazione" (2S 7,13), si nutre di questa teologia mistica, direbbe ancora il Dottore Mistico, si sostiene con la "ammirabile dottrina" (2N 11,4) il cui contenuto sono i cibi "sostanziali" (1N 1,2), "pane con la crosta" (1N 12,1) che è il "cibo degli adulti" (1N 12,1).

 

4.    A chiunque domandi "ragione della speranza" (1Pt 3,15) inscritta nel sentiero mistico, possiamo rispondere che "il sentiero di perfezione" (1S 13,10), come espressione del carisma teresiano nel terzo millennio, ha in sé la speranza teologale di coniugare due dinamiche evangeliche:

  • la propensione dinamica, "in Verbo tuo" (Lc 5,5), a  prendere il largo: "duc in altum" (Lc 5,4), a intraprendere scelte coraggiose;
  • la dinamica contemplativa: "adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori" (1 Pt 3,15) per realizzare la connessione tra l’essenziale evangelico, la sequela Christi, e la polarità evangelica: ripartire dall’essenziale.

 

Coniugare queste due dinamiche evangeliche è la ragione della speranza che è nel sentiero mistico, la « Senda Oscura » di San Giovanni della Croce, "misura alta" e "totalizzante" per i figli della Chiesa nel nuovo millennio.